Internet sta cambiando il cervello umano: la ricerca NICM Health Research ci mostra come

Pubblicato il 20/01/2020 - lettura stimata: 7 minuti

Gli effetti dell'utilizzo di Internet sul cervello umano

Internet è la tecnologia che si è diffusa più rapidamente nella storia dell’umanità. In pochi decenni ha rivoluzionato il modo in cui l’essere umano elabora le informazioni e crea reti sociali.

Il suo impatto sul cervello e sul funzionamento cognitivo a breve e lungo termine è l’obiettivo del mondo delle neuroscienze per capire pro e contro sugli adolescenti e sulla loro vita offline.

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Come Internet sta cambiando la neuroplasticità

Prima dell’avvento di Internet, le ricerche avevano già dimostrato come il cervello si modifichi rispetto alle esigenze e ai feedback del mondo esterno adottando il termine neuroplasticità (Draganski et al., 2004).

L’uso diffuso di Internet ha introdotto la necessità per molte persone di apprendere nuove competenze e modi di interagire con la società, aspetti che potrebbero portare a cambiamenti neurali. Da una parte semplici interazioni con l’interfaccia digitali provocano alterazioni neurocognitive nelle regioni corticali deputate all’elaborazione sensoriale e motoria (Gindrat et al., 2015).

Dall’altra Internet rappresenta una nuova piattaforma di apprendimento di informazioni e processi complessi, rilevanti per la vita online e offline (Small, 2009).

Alcune ricerche indicano che il distacco dalla realtà offline può indurre cambiamenti neurocognitivi avversi.

Lo studio di Zhou et al. (2019) ha scoperto che l’utilizzo di giochi online per periodi prolungati causa riduzioni significative della materia grigia della corteccia orbito-frontale, una regione del cervello implicata nel controllo degli impulsi e dei processi decisionali.

Questo solleva il dubbio circa la rilevanza dell’uso di Internet sullo sviluppo del cervello di bambini e adolescenti, in quanto la maggior parte dei processi cognitivi non sono del tutto innati e sono fortemente influenzati da fattori ambientali (Paus et al., 2015).

Per comprendere l’impatto dei media sul cervello, le ricerche esistenti si sono focalizzate in tre domini specifici:

  • Attenzione: in quale misura i costanti flussi multimediali in entrata abbiano conseguenze sull’esecuzione di compiti cognitivi
  • Memoria: in quale modo utilizziamo Internet come principale fonte informativa e come elaboriamo nuovi ricordi e la conoscenza interna
  • Cognizione sociale: quali sono le conseguenze dell’incorporamento dei social network e le interazioni online sul mondo offline.

Le alterazioni delle funzioni cognitive

Per approfondire gli effetti di Internet sulle funzioni esecutive e le interazioni sociali, le scoperte di un team internazionale di ricercatori della Western Sydney University, della Harvard University, del Kings College, della Oxford University e della University of Manchester hanno evidenziato come il suo utilizzo possa produrre alterazioni sia acute che sostenute in aree cognitive specifiche.

Lo studio approfondito, guidato dal Dr. Joseph Firth, Senior Research Fellow presso il NICM Health Research Institute di Sydney ha combinato le prove per produrre modelli di riferimento su come Internet potrebbe influenzare la struttura del cervello, le sue funzioni e il suo sviluppo.

Firth ha affermato che gli alti livelli di utilizzo di Internet incoraggia a mantenere un’attenzione costantemente divisa, a causa del flusso illimitato di richieste e notifiche. Questo provoca una riduzione della nostra capacità di mantenere la concentrazione a lungo su un singolo compito.

Gli effetti a breve e lungo termine della componente multi-tasking dei media sullo sviluppo cognitivo riducono l’impegno in attività accademiche e sociali, il sonno (van Der Schuur et al., 2015) e l’impegno nel pensiero creativo (Baird et al., 2012; Altmann et al., 2014).

Altri studi hanno indicato che Internet sostituisca la necessità di alcuni aspetti della memoria semantica, deputata al ricordo degli eventi (Vargha-Kadem et al., 1997).

Sparrow et al. (2011) ha dimostrato che la possibilità di accedere costantemente alle informazioni online ha reso le persone più propense a ricordare dove questi fatti potevano essere recuperati anziché richiamarli direttamente alla memoria. Internet assumerebbe così il ruolo di memoria esterna o “memoria transattiva” (Wegner et al., 1987).

Questo riduce la capacità di un individuo di richiamare i dettagli delle informazioni (Liang et al., 1995) poiché sono minori le risorse cognitive utilizzate.

Internet sta diventando quindi uno stimolo oltre ogni limite per la memoria transattiva (Ward et al., 2013), rendendo ridondanti tutte le altre opzioni per l’offload cognitivo, inclusi libri, amici, comunità.

Le raccomandazioni sull’uso dei media

La recente introduzione e l'adozione diffusa di queste tecnologie online, insieme ai social media, destano preoccupazione anche per alcuni insegnanti e genitori. Le linee guida del 2018 dell'Organizzazione mondiale della sanità raccomandavano che i bambini piccoli (2-5 anni) fossero esposti a un'ora al giorno, o meno, del tempo di schermatura.

Lo studio di Firth et al. (2019), ha evidenziato come sia necessario garantire che i bambini non perdano altre attività cruciali per il loro sviluppo come l’interazione sociale e l’esercizio fisico per compensare il tempo trascorso sugli schermi. Questo può essere possibile anche grazie ad app e programmi software che aiutano a limitare l’uso di Internet e l’accesso a smartphone e computer.

Il professor Jerome Sarris, vicedirettore e direttore della ricerca presso il NICM Health Research Institute, Western Sydney University e autore senior dello studio di Firth et al. (2019), ha sottolineato come il bombardamento di stimoli digitali presenti una serie di problemi sociali, alterando il tessuto sociale in cui i più giovani sono immersi.

Tra le sue raccomandazioni sull’uso di internet vi sono:

  • Consapevolezza sul consumo mediatico
  • Attenzione ad evitare il multi-tasking online
  • Attività di controllo su frequenza e contenuti

In conclusione, sebbene le tecnologie digitali si stiano integrando sempre di più nella nostra quotidianità, Internet sta producendo un cambiamento globale sulle modalità con le quali elaboriamo e connettiamo le informazioni. La ricerca futura potrebbe concentrarsi sulla misura in cui l’accesso costante alle informazioni, il loro flusso e l’intreccio tra vita offline e online abbia un impatto a lungo termine.

Nel caso degli adolescenti, i media potrebbero fungere da supporto emotivo alla loro vita offline. E' necessario inoltre comprendere in quale misura i suoi effetti possano implementare strategie di coping per attenuare il declino cognitivo.

Considerare come gli effetti della tecnologia possano influire sullo sviluppo cognitivo ed emotivo è il compito dei professionisti sanitari a stretto contatto con le nuove generazioni, come descritto anche nel corso ECM FAD "Sicuramente connessi: affrontare il cyberbullismo, la dipendenza tecnologica e i pericoli della rete" a cura di Simone Gargiulo. Il corso ECM aiuta i professionisti ad ampliare le loro competenze su rischi e pericoli dei social media, grazie all'acquisizione di crediti ECM utili a proporsi come specialisti nel settore e contribuire allo sviluppo di nuovi strumenti a servizio del supporto psicologico ed emotivo nei casi di tecnostress.

Combinando dati genetici, socio-demografici e di neuroimaging, i ricercatori potrebbero essere in grado di stabilire come Internet influisca sul benessere psicologico e sul funzionamento cognitivo e creare un protocollo di valutazione standardizzato per fornire linee guida adatte a massimizzare il suo potenziale minimizzando gli effetti negativi.

 

Leggi anche:

Ebook Ecm "Sicuramente connessi. Affrontare il cyberbullismo, la dipendenza tecnologica e i pericoli della rete"

Dove controllare i crediti ECM? 

 

Fonti:

Firth J., Torous J., Stubbs B., Firth J.A., Steiner G.Z., Smith L., Alvarez‐Jimenez M., Gleeson J., Vancampfort D., Armitage C.J., Sarris J., The “online brain”: how the Internet may be changing our cognition. World Psychiatry, 2019; 18 (2): 119 DOI: 10.1002/wps.20617

Small G.W., Moody T.D., Siddarth P. et al., Your brain on Google: patterns of cerebral activation during internet searching. Am J Geriatr Psychiatry 2009; 17:116-26.

van Der Schuur W.A., Baumgartner S.E., Sumter S.R. et al., The consequences of media multitasking for youth: a review. Comput Human Behav 2015; 53:204-15.

Ward A.F., Supernormal: how the Internet is changing our memories and our minds. Psychol Inq 2013;24:341-8

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