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Dipendenza dagli smartphone o depressione? Ecco quale arriva prima

Gli smartphone users sono più a rischio di sviluppare depressione e dipendenza

L’introduzione dell’iPhone nei mercati globali ha segnato un cambiamento nel settore della telefonia mobile. La connessione continua e mondiale é diventata anche un modo per creare reti sociali. Gli studi però hanno dimostrato come l’utilizzo degli smartphone possa essere un fattore di rischio per sviluppare disturbi dell’umore e comportamentali nei giovani.

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I progressi tecnologici ci hanno reso davvero più connessi?

A partire dal 2007 il mercato globale della telefonia mobile ha subito un importante e radicale cambiamento dovuto ai numerosi progressi tecnologici (Frommer, 2011).

La diffusione massiccia di Internet e degli smartphone ha apportato diversi benefici tra i consumatori come:

  • miglioramento della produttività
  • ricerca di informazioni
  • interazione
  • aumento dello status personale

Le dimensioni compatte e la possibilità di connessione 24 ore su 24 lo rendono di sicuro uno strumento vantaggioso sul piano della produttività ma presenta anche degli svantaggi. Dal punto di vista della salute mentale infatti sarebbe diversi i problemi legati all’uso problematico dello smartphone.

Nello studio Pew Research il 46% degli intervistati ha dichiarato di “non poter vivere senza il proprio telefono” (Smith & Page, 2015). Molti individui infatti evidenziano ansia crescente (Cheever et al., 2014) e sintomi simili all’astinenza fisiologica (Clayton et al., 2015).

In alcuni casi le persone arrivano a sperimentare vibrazioni fantasma anche in assenza di notifiche telefoniche in arrivo (Kruger & Djerf, 2016). L’uso compensativo del cellulare inoltre comporterebbe una fuga dai problemi e dai doveri del mondo reale utile ad evitare emozioni e affetti negativi (Kardefelt-Winther, 2014).

I meccanismi appena descritti sembrerebbero in alcuna misura comparabili alla dipendenza da Internet (Kuss et al., 2014) e quella da videogiochi online (Kuss & Griffiths, 2011). Secondo i modelli psicologici l’uso obbligatorio (dipendenza) si sviluppa a partire da un processo di rinforzo positivo e negativo (Robinson e Berridge, 2003).

I modelli di rinforzo negativo vengono indicati come automedicazione o regolazione degli affetti e dimostrano come la dipendenza si sviluppi per far fronte alle emozioni negative (Baker et al., 2004). Questo meccanismo può comportare associazioni inconsce che inducono una motivazione automatica ad impegnarsi nei comportamenti come ad esempio il controllo continuo delle notifiche dello smartphone (Baker et al., 2004).

La difficoltà ad inibire il comportamento automatizzato provoca alti livelli di umore negativo (Baker et al., 2004). In questi casi i modelli di rinforzo negativo offrono una possibile spiegazione al mantenimento del comportamento disfunzionale ma non spiegano come si possa passare alla dipendenza patologica.

L’uso problematico dello smartphone sarebbe riconducibile anche ad altri costrutti psicologici. Il livello di estroversione spingerebbe l’individuo a cercare costantemente e stabilire nuove relazioni senza affidarsi a quelle già esistenti (Hoffner & Lee, 2015). Un meccanismo che comprende anche la ricerca di sensazioni e il desiderio di ricompensa correlato all’impulsività legata alla mancanza di autocontrollo e regolamentazione dell’uso dello smartphone (Billieux et al., 2015).

Le ricerche hanno dimostrato come l’utilizzo problematico dei media e l’estroversione siano correlati grazie a dei modelli di equazioni strutturali (Hong et al., 2012). In altri studi é stato riportato come queste caratteristiche possano essere ricondotte anche a disturbi dello stress e dell’umore. Gli studi epidemiologici sulla gravità della depressione e dell’ansia tuttavia non spiegano in che modo incidano sull’insorgenza della dipendenza da smartphone o se sia la stessa dipendenza ad influire sul benessere psicologico dell’utente (Elhai & hall, 2016).

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La dipendenza da smartphone e gli effetti psicologici sugli adolescenti

La ricerca della correlazione tra disturbi dell’umore come depressione e ansia e la dipendenza tecnologica non è nuova. Gli individui cronicamente stressati infatti sono particolarmente propensi ad utilizzare i videogiochi online come strategia di coping (Snodgrass et al., 2014). Le persone depresse invece usano gli smartphone come metodo per far fronte alle emozioni negative tipiche del disturbo (Kim et al., 2015). Il consumo tecnologico sarebbe quindi una strategia di evitamento per deviare l’attenzione dagli eventi emotivi.

L’esperienza però ha effetti controproducenti perché amplifica proprio ciò che le persone vorrebbero evitare (Machell et al., 2015). L’ipotesi che la patologia possa esasperare una dipendenza tecnologica si adatta al pensiero di Billieux et al. (2015) che vedono nella ricerca di rassicurazione un fattore di mantenimento della depressione e dell’ansia (Cougle et al., 2012).

Lo studio longitudinale su un campione di universitari condotto da Thomée et al. (2007) ha confermato come i digital users riportino alti livelli di stress prolungato e depressione. L’utilizzo eccessivo di smartphone durante la notte in particolar modo si riflette nell’alterazione del sonno, un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie (Lemola et al., 2015).

Secondo alcuni studi infatti la luce blu dello smartphone (Oh et al., 2015) e l’aumento delle richieste di lavoro cognitivo per rimanere connessi può incidere in maniera significativa sul burnout (Derks & Bakker, 2014). In letteratura dunque non si esclude una vera e propria relazione bidirezionale per cui l’uso problematico della tecnologia influenza la psicopatologia e viceversa (Yen et al., 2011).

Nello studio di Matthew Lapierre et al. (2019) condotto su 346 adolescenti é emerso che é nella dipendenza da smartphone che bisogna ricercare l’esordio di sintomi depressivi e solitudine e non il contrario. I ricercatori hanno utilizzato metodi qualitativi come una scala a quattro punti per valutare affermazioni come “mi faccio prendere dal panico quando non riesco a usare il mio smartphone”.

Ai partecipanti sono state rivolte anche domande riguardo la solitudine, i sintomi depressivi e la frequenza dell’uso dello smartphone. Le stesse richieste sono state poi ripetute a distanza di qualche mese dall’inizio dello studio.

A tal proposito Pengfei Zhao, co-autore dello studio, ha affermato:

“Se la solitudine e la depressione portano alla dipendenza tecnologica potremmo lavorare su questo fattore per regolare la salute mentale delle persone. Ma se la dipendenza precede i disturbi proprio come abbiamo scoperto allora possiamo ridurre l’uso eccessivo per migliorare il benessere”.

I ricercatori si sono concentrati su partecipanti in tarda adolescenza perché sono cresciuti in gran parte nel periodo del boom tecnologico. In secondo luogo vivono una fase di transizione della vita in cui sono particolarmente vulnerabili ed inclini alla depressione.

Per gli adolescenti sarebbe quindi facile sviluppare tale dipendenza tecnologica e di conseguenza subirne l’influenza negativa portandoli ad isolarsi. Secondo lo studio di Lapierre et al. (2019) é necessario quindi imporre dei limiti all’utilizzo eccessivo e identificare approcci alternativi per la gestione delle emozioni negative come parlare con un amico o meditare.

In conclusione l’utilizzo degli smartphone divide la comunità scientifica tra vantaggi ed effetti negativi. L’obiettivo futuro sarà quello di individuare i fattori di rischio e di protezione che influiscono sulla vita delle persone in particolar modo di quelle più giovani. I risultati potrebbero aiutare gli studiosi a sviluppare programmi di prevenzione ed intervento nei casi di dipendenza e depressione.

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Fonti:

Derks D., Bakker, A.B., 2014. Smartphone use, work-home interference, and burnout: a diary study on the role of recovery. Appl. Psychol. 63, 411–440

Lapierre M.A., Zhao P., Custer B., (2019) Short-Term Longitudinal Relationships Between Smartphone Use/Dependency and Psychological Well-Being Among Late Adolescents. Journal of Adolescent Health; DOI:10.1016/j.jadohealth.2019.06.001

Snodgrass J.G., Lacy M.G., Dengah H.J.F., Eisenhauer S., Batchelder G., Cookson R.J., 2014. A vacation from your mind: problematic online gaming is a stress response. Comput. Hum. Behav. 38, 248–260.

Inserita il 27/04/2020

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