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Allergico alla penicillina? Uno studio rivela quanto questo sia improbabile

L’allergia da penicillina é un fenomeno ancora in via di valutazione.

L’allergia da penicillina è stata riportata da circa 30 milioni di persone solo in America. Le ricerche scientifiche vogliono approfondire se gli effetti collaterali descritti dai pazienti siano un errore di valutazione e se possano essere imputabili completamente al farmaco. I risultati potrebbero aiutare ad identificare le vere cause delle reazioni avverse ai trattamenti terapeutici e diminuire la spesa sanitaria dovuta all'utilizzo di antibiotici più costosi.

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L’allergia da penicillina é veramente una delle più diffuse?

L’allergia alla penicillina é la più segnalata negli Stati Uniti nonostante il 90% dei pazienti che hanno riportato reazioni avverse siano capaci di tollerarla (Macy et al., 2009).

Le ragioni di questa discrepanza sono differenti:

  • le reazioni sono avvenute in tempi remoti o erano lievi
  • i sintomi sono stati attribuiti erroneamente al farmaco
  • l’ipersensibilità è diminuita col tempo.

Nell’ultimo caso nei pazienti con test positivi alla penicillina vi è stata una diminuzione delle reazioni dell’80% in dieci anni (Blanca et al., 1999). Non è tuttavia un fenomeno da trascurare poiché la difficoltà di diagnosi causa la perdita di milioni di dollari in costi sanitari aggiuntivi ed effetti collaterali negativi derivanti dall'uso di antibiotici più potenti.

A tal proposito uno studio di coorte su pazienti ospedalizzati di Macy et al. (2009) ha scoperto che l’allergia documentata (reale o meno) alla penicillina aumenta il tempo di ospedalizzazione.

Di conseguenza i pazienti hanno ricevuto dosi molto maggiori di agenti alternativi, aumentando il rischio di pericolose infezioni nosocomiali e la resistenza ad altri antibiotici più potenti (Kuntz et al., 2012).

Il rapporto del 2014 del Centers for Disease Control and Prevention ha richiamato l’attenzione proprio sul pericolo rappresentato dalla resistenza agli antibiotici.

Anche se la penicillina rimane tutt’oggi uno degli antimicrobici più efficaci, economici e con minore tossicità rimangono tuttavia poche alternative nel caso di pazienti allergici. La frequenza dell’anafilassi alla penicillina infatti é estremamente rara (Bhattacharya, 2010).

Per evitare tuttavia l’utilizzo di questo agente molti medici utilizzano altri antibiotici somministrati per via endovenosa, più costosi e più tossici (Lee et al., 2000).

Per poter diagnosticare a tutti gli effetti l’allergia alla penicillina lgE-mediata è possibile utilizzare un test cutaneo con il penicilloil-polilusine (PRE-PEN) che ha un valore predittivo tra il 97 e il 99% (Sogn et al., 1992). Il test di routine in pazienti ricoverati é stato proposto come strumento per ridurre le spese e l’uso di antibiotici ad ampio spettro.

Gli sforzi esistenti tuttavia sono stati limitati a piccoli programmi in pochi ospedali (Arroliga et al., 2000). Il test é quindi poco utilizzato e scarsamente pubblicizzato.

Lo studio di Chen et al. (2017) ha voluto ampliare a tal proposito la conoscenza sugli strumenti diagnostici e formativi sull’allergia alla penicillina. Il servizio è stato attivato grazie alla collaborazione con la Divisione di allergia e immunologia del Southwestern Medical Center dell'Università del Texas e con il Dipartimento di servizi farmaceutici del sistema sanitario e ospedaliero di Parkland, Dallas.

L’alto numero di ricoveri ospedalieri e di visite d’emergenza rendono Parkland uno dei maggiori ospedali nello stato. Il test di allergia alla penicillina è stato tuttavia ordinato in soli 17 pazienti su circa 65 mila ricoveri registrati.

Una delle difficoltà per la valutazione primaria dell’allergia potrebbe essere data dall’assenza di un allergologo o di staff preparato alla somministrazione del test (Arroliga et al., 2000). La presenza di farmacisti formati in allergie o immunologia potrebbe essere un valido aiuto nell’analisi dei risultati finali e nel lavorare in sinergia con i medici sul possibile trattamento antibiotico.

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Le difficoltà nell’attuazione di un programma preventivo condiviso

Per ovviare alle difficoltà lo studio di Bland e Jones (2019) ha evidenziato come la figura dell’allergologo potrebbe non essere necessaria e che i test cutanei potrebbero essere somministrati da personale specializzato. Gli studiosi infatti hanno lavorato con gli infermieri del Candler Hospital di Savannah (Georgia) scoprendo che i test possono essere eseguiti in sicurezza da personale specializzato.

Dalla loro analisi 98 pazienti su 100 non erano risultati positivi al test per l’allergia alla penicillina.

Lo studio di Christopher M.Bland (2019) approfondisce inoltre l’utilizzo di un semplice questionario a supporto del test cutaneo (PAST).

Bland, professore associato clinico del College of Pharmacy dell'Università della Georgia, afferma infatti:

“Attraverso il questionario è possibile scoprire che ciò che il paziente chiama reazione allergica è in realtà solo un effetto collaterale che potrebbe essersi verificato una volta e potrebbe non ripetersi mai più. I pazienti riferiscono vertigini o nausea dopo aver assunto penicillina anni fa o che il padre era allergico alla penicillina ma non significa che siano allergici”.

Il questionario fornirebbe già da subito le informazioni necessarie per ridurre sensibilmente il numero di coloro che ritengono di essere allergici alla penicillina.

Al riguardo Bland aggiunge:

"I nostri studenti di farmacia sono stati in grado di smascherare l’allergia di molti pazienti semplicemente ottenendo una storia dettagliata".

Dal punto di vista economico invece lo studio di Bland (2019) ha stimato un risparmio sanitario di decine di milioni di dollari nel caso in cui si ritornasse all’utilizzo della sola penicillina a discapito di antibiotici più costosi.

Altri studi (MacFadden et al., 2016) hanno invece dimostrato che i costi non sempre diminuiscono con l’utilizzo del test cutaneo. La transazione da agenti come la vancomicina e i fluorochinoloni non é sempre immediata e non è possibile quindi valutare il vantaggio economico in tempi ristretti.

In conclusione, la ricerca futura potrebbe focalizzarsi su un programma integrato da test cutanei e questionari strutturati. La possibilità di sviluppare un approccio proattivo diminuisce la portata dell’allergia e offre una preziosa opportunità educativa per medici e pazienti.

E’ fondamentale inoltre individuare i professionisti sanitari adatti all’analisi e alla consulenza farmacologica per identificare i reali rischi per il paziente e contenere i costi aggiuntivi per il sistema sanitario. Utilizzare gli antibiotici specifici per ogni singolo caso aiuterebbe a ridurre anche il rischio di infezioni da ospedalizzazione prolungata.

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Fonti:

Blanca, M., Torres, M.J., Garcia, J.J., Romano, A., Mayorga, C., deRamon, E. et al, Natural evolution of skin test sensitivity in patients allergic to beta-lactam antibiotics. J Allergy Clin Immunol. 1999;103:918–924

Chen, Justin R. et al., A Proactive Approach to Penicillin Allergy Testing in Hospitalized Patients The Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice, Volume 5, Issue 3, 686 - 693, 2017

Kuntz, J.L., Johnson, E.S., Raebel, M.A., Petrik, A.F., Yang, X., Thorp, M.L. et al, Epidemiology and healthcare costs of incident Clostridium difficile infections identified in the outpatient healthcare setting. Infect Control Hosp Epidemiol. 2012;33:1031–1038

Macy, E., Poon, K.-Y.T. Self-reported antibiotic allergy incidence and prevalence: age and sex effects. Am J Med. 2009;122:778.e1–778.e University of Georgia. "Think you're allergic to penicillin? You are probably wrong, study suggests." ScienceDaily. ScienceDaily, 29 October 2019.

Inserita il 26/02/2020

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