Internet addiction nel disturbo di attenzione e iperattività

Pubblicato il 14/02/2020 - lettura stimata: 7 minuti

I bambini ADHD subiscono maggiormente l’effetto della dipendenza da Internet.

La dipendenza da Internet é un fenomeno che sta interessando la popolazione più giovane con effetti negativi sia sul piano fisico che cognitivo. La ricerca ha confermato che i disturbi dello sviluppo come l’ADHD sono associati ad un uso eccessivo della tecnologia. La possibilità di giocare a lungo senza particolari sforzi attentivi e il livello di ricompensa immediato rendono Internet una preoccupazione costante per i genitori dei bambini ADHD.

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La cultura dello screen

Il cambiamento culturale apportato dalla crescita esponenziale di Internet ha avuto un forte impatto sullo sviluppo e le attività quotidiane dei bambini (Media Awareness Network, 2005).Da un punto di vista cognitivo la modalità visual ha superato la comunicazione uditiva e questo ha modificato le modalità di apprendimento dei più giovani

Secondo gli studi del McCreary Center Society (Smith et al., 2009) il 25% dei giovani trascorre almeno 3 ore al giorno guardando la TV o su Internet e il 15% passa più di 3 ore ai videogiochi in una giornata scolastica media. Altri risultati riportati su giovani che frequentano una clinica psichiatrica hanno dimostrato che il loro tempo di screening giornaliero aumenta sino a 7 ore di utilizzo mediatico (Baer et al., 2001). 

Viene spontaneo chiedersi: Qual é l’effetto dell’esposizione massiccia agli schermi? E quali attività sono state abbandonate per Internet?

ADHD e dipendenza tecnologica

Le evidenze scientifiche dimostrano come il disturbo di attenzione e iperattività sia maggiormente correlato all’abuso di sostanze e al gioco compulsivo (Cumyn et al., 2009; Lawrence et al., 2009). E’ proprio in questa linea di pensiero che si rinnova l’interesse per la correlazione tra ADHD e dipendenza tecnologica.

Un recente studio prospettico ha cercato di rispondere al quesito seguendo oltre 2000 adolescenti per 2 anni per determinare in quale misura e come la presenza di sintomi psichiatrici avrebbe predetto lo sviluppo successivo di dipendenza tecnologica (Ko et al. 2009b). L

L'ADHD si è dimostrato il predittore più significativo seguito dall’ostilità. Quest’ultimo fattore era più forte nei ragazzi mentre l’ADHD era il predittore più forte per le ragazze. Questo studio ha replicato i risultati di numerose ricerche trasversali come quella di Chan et al. (2006).

Lo studioso ha infatti notato una correlazione tra gravità dei sintomi dell’ADHD (in particolare disattenzione) e tempo trascorso su Internet. La connessione tra ADHD e Internet é stata approfondita anche nello studio di Han et al. (2009) dove é stato esaminato l’effetto del trattamento con metilfenidato sui videogiochi. In questo studio 62 bambini ADHD e con sintomi di dipendenza da Internet sono stati trattati con 8 settimane di metilfenidato. I risultati non solo hanno dimostrato una riduzione dei sintomi ADHD ma anche una diminuzione dell’utilizzo di Internet e della gravità della dipendenza.

ADHD e circuito della ricompensa

Ma perché i videogiochi e Internet hanno una presa così immediata nei bambini ADHD?

La maggior parte dei giochi sono progettati in modo tale che vi sia un incentivo “a passare al livello successivo” rendendolo una ricompensa molto salienti per i giovani ADHD. A questo si aggiunge il design di screen in rapida evoluzione che richiedono requisiti minimi di attenzione e memoria di lavoro (Van de Voorde et al., 2010).

I videogiochi sarebbero quindi responsabili di un aumento di dopamina striatale che attiva il cosiddetto circuito di ricompensa (Koepp et al., 1998). Il cervello dei giovani ADHD avrebbe dunque una maggiore prevalenza di polimorfismi specifici del gene del recettore della dopamina (Han et al., 2007). Questa evidenza non dimostra tuttavia una correlazione lineare con la possibilità di sviluppare altre dipendenze anche in età adulta.

Così come i sintomi dell’ADHD portano a trovare più attraenti certe caratteristiche di Internet, è vero anche il contrario.

Gli stessi videogiochi offrono delle attività che rinforzano continuamente i sintomi stessi del disturbo come:

  • disinibizione
  • reattività rapida
  • necessità di ricompensa immediata
  • disattenzione

L’uso prolungato ed eccessivo consolidano la propensione del bambino ad una reattività impulsiva, rapida e iper-focalizzata. Le ore passate su Internet inoltre tolgono spazio ad altre attività come il gioco complesso che aiutano a sviluppare attenzione e autocontrollo, aggravando la sintomatologia (Diamond, 2007).

Sebbene vi sia un alto numero di studi al riguardo e il fenomeno della dipendenza tecnologica si presenti ormai a macchia d’olio in tutto il mondo, vi sono alcuni limiti nella ricerca.

Manca infatti una definizione standardizzata del problema e delle misure di valutazione della dipendenza limitando fortemente le informazioni sul trattamento.

Al riguardo Weinstein et al. (2010) ha affermato:

“A causa della mancanza di ricerche metodologicamente adeguate è attualmente impossibile raccomandare qualsiasi trattamento basato sulle prove di dipendenza da Internet”.

Per ora gli interventi più utilizzati sono sotto forma di:

  • farmacoterapia (Dell'Osso et al. 2008; Han et al. 2009)
  • educazione all'empowerment (Joo and Park 2010)
  • astinenza (Kalke e Raschke 2004)
  • terapia familiare con consulenza e follow-up continui lungo il modello degli alcolisti anonimo (Orzack e Orzack 1999).

Non esistono tuttavia degli studi che possano confermare quale tra questi trattamenti sia il più efficace. Non esistono inoltre delle linee guida per i genitori sull’utilizzo dei media: se per gli adulti può sembrare “una perdita di tempo”, per i giovani potrebbe essere uno strumento di comunicazione con i pari.

A tal proposito l'ebook ECM "Il counselling nell'intervento di cura con genitori e bambini" offre una panoramica esaustiva delle strategie comunicative della relazione adulto-bambino e come queste possano essere efficacemente utilizzate nell'intervento con bambini con difficoltà.

In conclusione, le ricerche evidenziano una correlazione tra Internet e ADHD. Sottolineando come la dipendenza da Internet sia un disturbo a sé stante, rimane per i giovani ADHD un’alta possibilità di svilupparla anche in età adulta.

L’obiettivo degli studi futuri é quello di progettare misure standardizzate per la valutazione del fenomeno e di creare delle linee guida per l’utilizzo controllato e consapevole.

E’ importante inoltre individuare quale trattamento (o quale combinazione di trattamenti) sia più efficace in termini di durata e azione nelle diverse sfere della vita. E’ necessario infine approfondire anche gli aspetti positivi degli effetti di Internet come la possibilità per i giovani ADHD di utilizzarlo come mezzo per comunicare con il mondo esterno e come veicolo relazionale.

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Fonti:

Weiss M.D., Baer S., Blake A., Kelly A., Schibuk S.H.,The screens culture: impact on ADHD, ADHD Attention Deficit and Hyperactivity Disorders December 2011, Volume 3, Issue 4, pp 327–334

Diamond A (2007) Consequences of variations in genes that affect dopamine in prefrontal cortex. Cereb Cortex 17(Suppl 1):i161–i170 Media Awareness Network (2005)

Media Awareness Network: young Canadians in a Wired World–Phase Ihttp://www.media-awareness.ca/english/research/YCWW/phaseII/upload/YCWWII_trends_recomm.pdf.

Smith A, Stewart D, Peled M, Poon C, Saewyc E (2009) A picture of health: highlights from the 2008 BC Adolescent Health Survey. McCreary Centre Society, Vancouver

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