“La nutrizione è parte integrante della cura”: intervista a Maria Mayer, tra pratica clinica e divulgazione scientifica
Dalla clinica alla formazione, il suo approccio integra scienza, empatia e interdisciplinarità per ridefinire il ruolo dell’alimentazione nella salute degli animali
Medico veterinario con PhD e due Master universitari di II livello – in Nutrizione e Dietetica clinica del cane e del gatto e in Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia e Scienza della Cura Integrata – Maria Mayer si occupa da oltre dieci anni di nutrizione veterinaria integrata.
Dirige Nutravet, progetto clinico dedicato agli animali con patologie croniche, e coordina Nutravet Academy, piattaforma formativa rivolta ai professionisti del settore veterinario.
La sua attività nasce da una visione ampia e interdisciplinare della medicina: un approccio sistemico che tiene conto della complessità del singolo paziente, della qualità delle fonti scientifiche e della relazione tra corpo, mente e nutrizione.
Con una costante attenzione alla formazione e alla divulgazione, Mayer lavora per promuovere una cultura nutrizionale consapevole, basata sulle evidenze e orientata al benessere reale degli animali.
Un percorso iniziato “con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita degli animali”, tra pratica clinica, ricerca e formazione avanzata
Come è iniziato il suo percorso professionale?
Il mio percorso è iniziato ancora prima della laurea, spinto da una forte passione per le medicine non convenzionali e per la nutrizione del cane e del gatto, intesa in chiave funzionale e sistemica. Dopo la laurea e il dottorato di ricerca, ho intrapreso la libera professione e la formazione post-laurea, approfondendo sempre più la nutrizione clinica come strumento di prevenzione e di cura, oltre che di supporto terapeutico.
Cosa l’ha portata a occuparsi di nutrizione clinica del cane e del gatto?
Per quindici anni ho condiviso la vita con una cagnolona, Ransie, che mi ha fatto comprendere i limiti della nutrizione commerciale per la salute degli animali. Da questa esperienza è nata l’esigenza di colmare il divario tra pratica clinica e formazione in nutrizione veterinaria. Nel mio lavoro con pazienti complessi ho osservato quanto una dieta non adeguata possa compromettere la terapia. Per questo ho scelto di studiare, sperimentare e mettere a punto un approccio che oggi condivido con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita degli animali e il lavoro dei colleghi.
Quali sono gli aspetti principali che desidera trasmettere ai professionisti sanitari attraverso i suoi corsi?
Desidero trasmettere una visione integrata del paziente, un approccio nutrizionale solido dal punto di vista scientifico e una piena consapevolezza del ruolo del microbiota nella salute. Ritengo fondamentale la capacità di personalizzare l’intervento nutrizionale, evitando schemi preconfezionati. Insegno anche a interpretare correttamente le etichette dei prodotti, a valutare criticamente le fonti, a comunicare con chiarezza con i clienti e a distinguere le mode dai dati realmente affidabili.
Quali sono, secondo lei, le principali sfide che i professionisti sanitari dovranno affrontare nei prossimi anni nel suo ambito?
La prima sfida sarà gestire l’eccesso di informazioni, spesso discordanti o interpretate in modo errato, che genera confusione sia nei proprietari sia nei colleghi. Sarà poi fondamentale integrare nuove conoscenze – come nutrigenomica, microbiota e asse intestino-cervello – in un contesto clinico concreto, senza farsi sopraffare dalla complessità. Un’ulteriore sfida sarà rafforzare la collaborazione interdisciplinare, ormai imprescindibile.
Come immagina l’evoluzione del suo settore nei prossimi 5-10 anni?
Mi aspetto una progressiva affermazione della nutrizione veterinaria come disciplina specialistica autonoma, con linee guida più definite, strumenti clinici più evoluti e un’attenzione crescente alla personalizzazione delle diete e al microbiota. Il rischio sarà un’eccessiva medicalizzazione della nutrizione: spero prevalga un equilibrio tra evidenza scientifica, buon senso e rispetto per la complessità del paziente.
Che consiglio darebbe a un giovane professionista che inizia ora la sua carriera?
Studiare, appassionarsi e mantenere sempre al centro il paziente reale. Essere critici, ma anche curiosi e aperti al nuovo. E soprattutto costruire una rete di colleghi con cui confrontarsi: la medicina veterinaria è in continua evoluzione e la crescita professionale passa anche dal lavoro di squadra e dal dialogo tra diverse discipline.
C’è un episodio della sua esperienza lavorativa che l’ha colpita particolarmente e che vorrebbe condividere?
Ricordo un cane corso affetto da epilessia con pesanti effetti collaterali dovuti ai farmaci. Attraverso una dieta personalizzata e l’integrazione di specifici nutrienti funzionali, le crisi si sono gradualmente ridotte, consentendo di diminuire la terapia farmacologica. È stato un ritorno alla normalità che sembrava impossibile, e che mi ha confermato quanto la nutrizione possa incidere positivamente sulla salute.
Fuori dal lavoro, quali passioni o interessi coltiva?
Amo viaggiare, anche se negli ultimi anni con meno frequenza. Mi appassionano la filosofia, la politica e l’etica, e non nego una certa inclinazione da “secchiona”: nel tempo libero finisco spesso per leggere articoli scientifici, in particolare sul microbiota intestinale. Condivido la vita con mio marito Ezequiel, che mi accompagna in ogni avventura, e con la mia cagnolina Uma, che ogni giorno mi ricorda il senso del mio lavoro.
C’è un libro o un film che sente vicino al suo modo di intendere la professione?
“Molecole di emozioni” di Candace Pert. È un testo che ha cambiato la mia prospettiva sul paziente, facendomi comprendere il legame profondo tra emozioni, corpo e salute. Mi ha aperto alla consapevolezza che la medicina non può limitarsi agli organi o agli apparati, ma deve includere la dimensione emotiva e personale. Da questa lettura è nato anche il mio interesse per la Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI), oggi parte integrante della mia pratica clinica.
C’è un pensiero o un principio da cui trae ispirazione nel suo lavoro?
“Primum non nocere”, prima di tutto non nuocere. Ma per me significa anche rispettare l’unicità di ogni paziente, animale o umano che sia, e cercare sempre il suo massimo benessere. Non basta alleviare un sintomo o migliorare un parametro: ogni scelta va valutata nel contesto della vita, del carattere e delle possibilità del paziente. È un approccio che richiede ascolto, competenza e umiltà, ma che rende la medicina veramente etica e personalizzata.
Quale messaggio desidera lasciare ai lettori dei suoi corsi ECM?
Studiare nutrizione non vuol dire semplicemente modificare una dieta, ma prendersi cura della salute sistemica del paziente. Significa ragionare in termini di equilibrio, prevenzione e connessione tra sistemi. Non si può sapere tutto, ma si può sempre scegliere di approfondire con consapevolezza e senso di responsabilità.
Quali progetti futuri sta portando avanti e dove potranno ritrovarla i lettori?
Sto proseguendo con i corsi di nutrizione e di microbiota, che organizzo e conduco con grande entusiasmo, oltre ai due corsi di perfezionamento universitari in cui sono docente. Mi trovano anche sui social, dove cerco di rendere accessibili temi complessi senza banalizzarli. Spero di riuscire presto a dedicarmi di nuovo alla scrittura: mi piacerebbe realizzare nuovi corsi per eBook ECM e continuare a diffondere conoscenza e consapevolezza in ambito veterinario.
Nutrizione, scienza e consapevolezza: il filo conduttore del lavoro di Maria Mayer
L’intervista con Maria Mayer restituisce l’immagine di una professionista rigorosa e appassionata, che ha fatto della nutrizione clinica veterinaria un campo di ricerca e di cura a tutto tondo. La sua prospettiva integra le più recenti scoperte scientifiche, dal microbiota alla nutrigenomica, senza perdere di vista l’equilibrio tra teoria e pratica, tra evidenza e sensibilità clinica.
Attraverso la sua attività formativa e clinica, Mayer invita i professionisti della salute animale a superare i modelli standardizzati per riscoprire la personalizzazione come principio cardine della medicina.
Nei suoi corsi, nei progetti accademici e nel dialogo costante con i colleghi, promuove un messaggio chiaro: la nutrizione è parte integrante della cura, non un elemento secondario.
Un approccio etico e scientifico, profondamente umano, che riflette pienamente lo spirito degli eBook ECM, strumenti di formazione a distanza (FAD) dedicati ai professionisti sanitari che desiderano aggiornarsi, ampliare le proprie competenze e migliorare la qualità della pratica clinica.